C’è qualcosa in comune tra psicoanalisi e riabilitazione psichiatrica?

Due campi di lavoro apparentemente lontani e con approcci professionali differenti e che pure avrebbero, secondo Hanoch Yerushalmi e David Roe, dell’Università di Haifa, la possibilità di arricchirsi l’un l’altro per sviluppare teorie e prassi condivisibili. Questo il contenuto dell’articolo “Mutual influence between Rehabilitation and Psychoanalys” pubblicato sul Journal of Psychology & Psychotherapy. Dopo aver discusso le principali  differenze tra idue approcci, (legate fondamentalmente al controtransfert e al setting in cui gli interventi si attuano, oltre che ai diversi tipi di patologie prese in carico e differenti percorsi formativi degli operatori), gli autori sottolineano come nella loro evoluzione sia la psicoanalisi che la riabilitazione psichiatrica abbiano dato molto importanza ai vissuti soggettivi piuttosto che a una prospettiva di lavoro oggettiva.  Segue una approfondita disamina su alcuni nodi cruciali come la relatività della verità percepita, l’importanza riconosciuta alla soggettività, al contesto relazionale interpersonale, fino a concludere che i molti apparenti punti di divergenza, se osservati in un’ottica più aperta e sensibile ai grandi cambiamenti socio-culturali del nostro mondo, potrebbero  essere letti in una chiave di parallelismo, di confronto per far sì che sia  la psicoanalisi che la riabilitazione psichiatrica possano incrociare  strumenti interpretativi e pratici atti a meglio far destreggiare gli operatori nella loro pratica clinica e nell’ampliamento delle loro conoscenze.

Perchè non provare a rifletterci?

Yerushalmi H.,  Roe D. , “Mutual Influence between Rehabilitation and Psychoanalysis”, J Psychol Psychoter 2, e2012

 

A presto!

Stefania Cerino