Film “QUELLO CHE TU NON VEDI” (Thor Freudenthal)

RECENSIONE del film “QUELLO CHE TU NON VEDI” (Thor Freudenthal) di Ileana Boggian, Direttivo SIRP

Mi ha incuriosito questo film che tratta un tema a noi vicino, quello della salute mentale. Un teen-movie che narra la storia di un ragazzo, Adam, di 16 anni al quale viene diagnosticata la Schizofrenia.

L’ho guardato un po’ con timore per capire se apparteneva ai soliti film d’effetto in cui i malati mentali vengono dipinti come psicopatici o serial killer o se poteva al contrario avere contenuti che potevano tornarci utili!

Il primo impatto vi dirò non è stato positivo, ho pensato che essendo destinato ad un pubblico di adolescenti  potesse alimentare  idee distorte sulla malattia mentale.

Il regista infatti  ha scelto di rappresentare i sintomi positivi in modo alquanto “visionario” e il genere  a tratti ammicca con il noir,  si ha quasi la sensazione che il protagonista sia tormentato da forze oscure più che da sensazioni disturbanti. Le voci/allucinazioni vengono personificate da tre figure umane, il Bodygurd sempre pronto ad entrare in azione con un manganello nei momenti in cui si alza la tensione, la ragazza “hippie” che invece rappresenta la calma e la riflessione ed un terzo personaggio lascivo che ne incarna le pulsioni sessuali. Se inizialmente questo sembra un artificio esagerato creato ad hoc dal regista per rappresentare le allucinazioni visive ed uditive, alla fine sono questi effetti cinematografici che  conducono lo spettatore nel mondo interiore tormentato e disturbato del ragazzo.

Il film contiene degli spunti di discussione importanti per parlare di disagio mentale nel caso fosse utilizzato a scopo psicoeducativo con pazienti, familiari e popolazione in generale; viene infatti mostrato con un espediente scenico, come di fatto la terapia farmacologica contribuisca a  “sgretolare” le visioni del ragazzo. In frequenti passaggi c’è il richiamo alla guarigione, alla possibilità  di perseguire un ruolo (quello di cuoco in questo caso), nonostante la malattia. Il film evidenzia l’importanza di avere una famiglia supportiva, anche se non “perfetta” ma almeno presente e una buona relazione amicale che vada oltre il pregiudizio.

Nel finale,  il protagonista decide di fare outing durante la premiazione di fine anno scolastico, davanti a compagni e professori e dichiara  apertamente che lui non è la malattia “Adam non è la schizofrenia, Adam è Adam” e che è profondamente  ingiusto essere  identificato con una diagnosi.

Altro aspetto non scontato in questo genere di film è che l’immagine dei professionisti e degli istituti che si occupano di malattie mentali non ne esce malconcia come di solito accade.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *